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Alberto Scagni, la madre visita la cella in cui è avvenuto il pestaggio: “Un macello, sembrava una sommossa”

Alberto Scagni
Alberto Scagni (ANSA) – Spynews.it

Alberto Scagni si trova ancora in ospedale, seppur fuori pericolo. Intanto la madre ha visitato la cella in cui è avvenuto il pestaggio.

Migliorano le condizioni di Alberto Scagni, il 42enne condannato per aver ucciso la sorella, e che nei giorni scorsi è stato vittima di un violento pestaggio in carcere che stava per costargli la vita. Per tre lunghissime ore infatti, Scagni è stato preso in ostaggio da alcuni detenuti che lo hanno picchiato e torturato fino all’intervento delle guardie carcerarie.

Una vicenda che adesso è denunciata dalla madre, Antonella Zarri, che ha raccontato anche di aver visionato personalmente la cella in cui hanno avuto luogo le violenze nei confronti del figlio: “Un macello, sembra quella di una sommossa in 15 metri quadrati”. La donna ha infatti raccontato di aver fatto visita nel carcere del figlio e di essere stato condotta in quella in cui è stato massacrato Scagni.

Ma non solo, perché la Zarri ha raccontato anche di essere stata fermata da tre detenuti che le hanno chiesto scusa per quanto era accaduto, spiegando di aver chiamato loro le guardie e di aver fatto il possibile per fermare la furia dei tre carcerati che si sono macchiati di questa barbaro pestaggio.

Antonella Zarri
Antonella Zarri (ANSA) – Spynews.it

La madre di Alberto Scagni: “I ragazzi nelle celle vengono istruiti a non esporsi”

Subito dopo però la donna ha aggiunto di essere stata bloccata da un agente in borghese che le ha consigliato di continuare a parlare con i detenuti: “I ragazzi nelle celle vorrebbero parlare ma vengono rapidamente istruiti a non esporsi. Allora parlano gli occhi, tradiscono disperazione, senso di impotenza, sono gli occhi del carcere”

A dare sostegno alla donna c’è la senatrice Ilaria Cucchi, che dopo la morte del fratello, non ha mai smesso di occuparsi delle violenze perpetrate dalle forze dell’ordine o all’interno degli istituti carcerari: “La famiglia aveva chiesto più volte aiuto allo Stato, perché Alberto soffriva e aveva già messo in atto comportamenti violenti, minacciando sua sorella e i suoi genitori. Lo Stato non ha risposto. Da quando è finito in carcere, Alberto è stato massacrato più di una volta: a Marassi, prima, a Sanremo, pochi giorni fa. È stato picchiato talmente forte che ora ha bisogno delle macchine per sopravvivere. Questa è la giornata in carcere di sua mamma, Antonella, che si è recata nella struttura in cui era imprigionato Alberto, per capire dove lo Stato ha fallito. Una seconda volta”.