Home » Svolta nell’omicidio di Pavia, c’è la confessione | È stata lei ad uccidere Carlo Gatti: cambia l’accusa a suo carico

Svolta nell’omicidio di Pavia, c’è la confessione | È stata lei ad uccidere Carlo Gatti: cambia l’accusa a suo carico

La raccapricciante scena che gli inquirenti si sono trovati di fronte in casa di Carlo Gatti a Pavia – foto ANSA – spynews.it

È cambiato tutto nel caso Carlo Gatti: il suo omicidio ora ha un colpevole. La confessione: l’ha ucciso spaccandogli la nuca.  

Carlo Gatti avrà giustizia per la sua morte. L’omicidio dell’89enne ha finalmente una colpevole, rea confessa di aver causato il decesso dell’anziano nella sua camera da letto a Canavera, nel comune di Colli Verdi in Oltrepò (provincia di Pavia).

Trattasi di Liliana Barone, la badante che è stata arrestata dopo aver confessato l’omicidio di Gatti. Barone era l’ex moglie del nipote della vittima e sarebbe stata ritrovata in stato confusionale sulla scena del crimine senza essere in grado di motivare le sue azioni.

Era stata proprio lei a chiamare i soccorsi dopo il tragico evento. L’arresto è avvenuto nella notte, dopo alcune ore passate in caserma: ora l’accusa nei suoi confronti può trasformarsi da omicidio volontario a preterintenzionale.

Mani dietro le sbarre
È già cominciato il periodo detentivo (depositphotos) – Spynews.it

Non ricorda il motivo per cui l’ha ucciso, l’avvocato le consiglia di non dire niente

Si tinge di giallo l’omicidio di Carlo Gatti, l’89enne trovato morto nella giornata di domenica 4 febbraio. Liliana Barone ha infatti confessato l’omicidio della vittima, ma non sono ancora chiari i motivi che l’hanno spinta a spaccargli la nuca fino a togliergli la vita.

Mentre si attende il risultato dell’autopsia, Barone si rifiuta di proferire parola agli inquirenti, probabilmente sotto consiglio dell’avvocato d’ufficio a lei assegnato.

Non è stata ancora chiara la dinamica e il movente dell’omicidio, ma intanto l’accusa potrebbe trasformarsi da omicidio volontario a preterintenzionale. Il fatto che che la porta non sia stata rinvenuta forzata fa pensare che Gatti abbia volontariamente aperto a Liliana Barone.

Sposata con Massimo Fontana (nipote della vittima), l’accusata aveva accettato di continuare a vivere con l’anziano anche dopo il divorzio, in modo da prendersene cura. Insieme ai due, viveva anche il figlio dell’ex coppia, non presente al momento dell’omicidio.