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Benno Neumair infermo di mente? Arriva la decisione della Corte d’Assise di Bolzano

Benno Neumair
Benno Neumair (ANSA) – Spynews.it

La Corte d’Assise d’Appello di Bolzano si è finalmente pronunciato sulla possibile infermità mentale di Benno Neumair, al momento dell’omicidio dei suoi genitori.

Alla fine la Corte di Assise di Appello di Bolzano si è pronunciata sul caso di Benno Neumair, il 30enne in carcere per aver ucciso i genitori, stabilendo che l’uomo era lucido al momento del duplico omicidio, e non era dunque infermo di mente. Questa infatti era la tesi del suo avvocato difensore, che sostiene come il suo assistito abbia agito in preda ad un vero e proprio raptus, una mancanza di lucidità dettata dai problemi psichiatrici di cui soffriva da anni.

Non è andata invece così per la Corte d’Assise, che ha invece decretato che ci sono troppi indizi che fanno pensare a come Neumair abbia ucciso i suoi familiari con ferocia e lucidità, come dimostra anche il modo in cui è sbarazzato dei corpi in seguito, tentando di depistare le indagini. Nella sostanza, i giudici, pur riconoscendo il disturbo di personalità con cui il 30enne convive da anni, hanno stabilito che questo non era comunque così grave da pensare che l’uomo non fosse in quel momento in grado di intendere di volere.

I genitori di Benno Neumair
I genitori di Benno Neumair (ANSA9 – Spynews.it

I giudici sono convinti che Neumair progettasse da tempo di uccidere i genitori

Benno Neumair è attualmente detenuto nel carcere di Montoria, condannato in primo grado all’ergastolo per omicidio volontaria aggravato nei confronti dei genitori e occultamente di cadaveri. Nella ricostruzione fatta dagli investigatori, il 4 gennaio del 2021, l’uomo è stato svegliato d’improvviso dal padre, entrato nella sua stanza per rimproverarlo. Come ha raccontato nella sua deposizione dopo aver confessato: “Volevo il silenzio. Volevo che stesse zitto perché stavo male dentro”.

Ma per i giudici era già da tempo che Neumair rifletteva sulla possibilità di uccidere i suoi familiari, spinto dall’insofferenza che privava in particolar modo verso il padre. La Corte ha poi anche rigettato la richiesta del suo avvocato difensore di intraprendere un percorso di giustizia riparativa e reinserimento graduale nella società, in quanto, spiegano i magistrati, il 30enne non ha mai mostrato segni di pentimento per gli omicidi, e si è anzi spesso posto in tono sprezzante nei loro confronti durante gli interrogatori.