Home » Laila El Harim, morta schiacciata da un macchinario: chiesti due anni di carcere per il responsabile sicurezza

Laila El Harim, morta schiacciata da un macchinario: chiesti due anni di carcere per il responsabile sicurezza

I funerali di Laila El Harim
I funerali di Laila El Harim (ANSA) – Spynews.it

L’accusa ha chiesto due anni di carcere per Jacopo Settis, responsabile della sicurezza nella fabbrica dove ha perso la vita l’operaia di 40 anni.

Alla fine, la richiesta fatta dai pubblici ministeri Giuseppe Amara e Claudia Natalini è di due anni di carcere per Jacopo Setti, responsabile della sicurezza dell’azienda “Bombonette” dove tre anni anni fa, ha perso la vita l’operaio Laila El Harima, una donna di 40 anni di origine marocchina schiacciata da un macchinario interno alla fabbrica che stava utilizzando.

Un tragico incidente avvenuto il 3 Agosto 2021 a Camposanto, in provincia di Modena. L’accusa, oltre alla reclusione per Setti, ha anche chiesto un risarcimento per la famiglia della vittima pari a 117mila euro. Nel processo che si sta tenendo a Modena infatti, l’accusa mossa dai pm parte dal fatto che la donna non sia morta a causa di un incidente provocato dalla mera casualità, ma piuttosto dalle inottemperanze dell’azienda verso la normativa sulla sicurezza sul lavoro.

La tesi infatti avanzata dai pm, è che il macchinario che ha provocato la morte della donna, fosse stato modificato dall’azienda stessa tempo prima, al solo scopo di renderlo più veloce. E proprio quelle modifiche sarebbero state alla base dell’incidente che ha portato l’operaia marocchina a perdere la vita. Le indagini sono iniziate subito dopo la morte di Laila El Harima, inizialmente era stato iscritto nel registro degli indagati anche il fondatore dell’impresa Fiano Setti, che però è deceduto il 20 Dicembre 2023.

Funerali con rito islamico di Laila El Harim
Funerali con rito islamico di Laila El Harim (ANSA) – Spynews.it

Il compagno di Laila El Harim: “Si lamentava spesso di quel macchinario che si bloccava”

Insieme a lui però era stato contestualmente indagato anche il nipote dell’uomo, Jacopo Settis, che nel 2021 ricopriva il ruolo di responsabile della sicurezza della fabbrica.

Nella ricostruzione dei fatti antecedenti la morte fatta dai pm, ci sono alcuni elementi che potrebbero aggravare molto la posizione dell’azienda: sembra infatti che la donna avesse notato ormai da tempo che il macchinario che ha finito per ucciderla avesse dei difetti. Si bloccava spesso, e per questo aveva più volte segnalato la questione ai tecnici dell’azienda. Come ha raccontato in seguito il suo compagno: Se ne lamentava spesso. Diceva che la macchina si bloccava, che non andava. E spesso dovevano intervenire gli elettricisti”.