Omicidio Cecchettin, Turetta aveva installato un’app per spiare le conversazioni di Giulia
A poche settimane dall’inizio del processo, arrivano dei nuovi particolari sull’ossessione di Turetta nei confronti di Giulia Cecchettin.
Mentre il processo a Filippo Turetta è appena iniziato, emergono nuovi particolari sulla perquisizione fatta dalle forze dell’ordine nella sua abitazione. Il 22enne dovrà rispondere ai giudici dell’omicidio di Giulia Cecchettin, la ex fidanzata che ha ucciso perchè non accettava più la fine della loro relazione, per poi tentare una fuga in Germania che si era conclusa la con la sua cattura e la confessione resa ai magistrati del delitto compiuto subito dopo l’arresto.
La novità riguarda stavolta una sorta di diario che il giovane teneva all’interno del portatile sequestrato dagli inquirenti nella stanza della mansarda in cui viveva con i genitori. Ma gli appunti su Giulia, Turetta li conservava anche nello smartphone, e tutte le sue annotazioni era raccolte e suddivise in cartelle. C’era ad esempio una lista intitolata “cose carne per lei” in cui il ragazzo elencherà tutti i gesti di gentilezza e affetto che aveva avuto nei suoi confronti nelle varie giornate.
In altri invece, raccogliere tutte le foto che la riguardavano. Particolari che testimoniano quanto il giovane fosse completamente ossessionata dalla ragazza, e di come questa sua mentalità sia poi gradualmente esplosa nel momento in cui si erano lasciati. E difatti dopo la fine del loro rapporto, Turetta era comunque riuscito ad installare un’app sia sul cellulare della Cecchettin in modo da poter seguire e monitorare le conversazioni che la ragazza aveva con un suo nuovo amico di nome Erik.
La lettera scritta da Turetta ai genitori durante la fuga
Nelle scorse settimane, erano invece emersi nuovi particolari su cosa sia accaduto dopo la fuga di Turetta in Germania. Il ragazzo aveva ad esempio scritto ai suoi genitori una lettera in cui si assumeva la piena colpa dell’omicidio appena compiuto e sembrava anche essere molto consapevole delle conseguenze che lo attendeva. Dalla lettera emerge come il 22enne non credeva in alcun modo che la sua fuga dall’Italia potesse aiutarlo a sfuggire dai carabinieri per sempre, che nel frattempo avevano emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti.