Home » Pifferi, cambia la strategia difensiva: si prova a dimostrare l’handicap | Depositata come prova la pagella di terza media

Pifferi, cambia la strategia difensiva: si prova a dimostrare l’handicap | Depositata come prova la pagella di terza media

Alessia Pifferi con l’avvocata Alessia Pontenani – foto ANSA – Spynews.it

Per la difesa, Pifferi sarebbe portatrice di handicap: a testimoniarlo, le sue pagelle che certificherebbero questa condizione.

Nuova strategia messa a punto dalla difesa di Alessia Pifferi, nel procedimento penale a suo carico per la morte della figlia Diana: una vecchia pagella dell’imputata potrebbe dimostrare l’handicap di cui soffrirebbe da sempre.

In precedenza, la Pifferi aveva rivelato durante il processo che era da poco a conoscenza di problemi cognitivi di cui soffrirebbe. Una condizione che ignorava a causa del silenzio di sua madre, ‘colpevole’ di averle nascosto questa patologia.

L’avvocata Pontenani ha depositato delle vecchie pagelle relative ai tempi delle scuole elementari/medie della sua assistita, in cui un non meglio specificato autore indicava la Pifferi “portatrice di handicap”.

Il legale dell’imputata ha poi precisato che questo episodio risalirebbe alla pagella di terza media. Si attendono ora dei nuovi sviluppi, che potrebbero arrivare direttamente dalle voci dei protagonisti dell’epoca, professori e addetti ai lavori scolastici.

Alessia Pifferi – foto ANSA – spynews.it

Lo psichiatra Pirfo fornisce una perizia opposta: Pifferi soffrirebbe di alessitimia

Per il dottor Pirfo, la 39enne sarebbe affetta da alessitimia, una condizione che impedisce di provare e distinguere emozioni, sentimenti ed empatia verso l’altro. Si specifica che non si tratta di patologia ma di stato psicologico che ha condizionato Pifferi nel tutelare “i suoi desideri di donna rispetto ai doveri di accudimento materno nei confronti della piccola Diana”.

Secondo il perito Garbarini, psichiatra nominato dalla difesa: “La signora comprende le domande ma la qualità delle risposte è da disco rotto. È affetta da un disturbo dello sviluppo intellettivo, e quindi da una patologia psichiatrica.”

E poi ancora, prosegue: “Guardando alla vita della signora Pifferi come si fa a dire che non ci sia stata una compromissione del suo funzionamento in tutte le aree? Ha un funzionamento assolutamente menomato. Lo ha sempre avuto, fin da quando andava a scuola”.

Il prossimo passo sarà quello di cercare il primo certificato della neuropsichiatria infantile di Milano, che potrebbe certificare i deficit di Pifferi. Arringa finale e sentenza attesa per il 12 aprile.